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La chiave sta nel vedere quello che gli altri non vedono

08/03/2023
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Ironico e giocoso, capace di guardare dove gli altri non guardano: vi presentiamo Noma Bar, protagonista del secondo capitolo del progetto “What’s in a lamp?”. Nelle sue illustrazioni si è ispirato alle lampade più iconiche di Foscarini e le ha rese protagoniste di immagini minimaliste che, attraverso un uso sapiente del negative space, celano storie ed emozioni che vengono svelate non appena si guarda più attentamente ai dettagli.

Noma Bar è senza dubbio uno degli illustratori più innovativi della scena internazionale contemporanea. Di origini israeliane, vive e lavora a Londra ed è conosciuto a livello internazionale per il suo stile originale, che si colloca all’incrocio tra illustrazione, arte e graphic design. Pochi colori, linee semplici e un perfetto equilibrio formale raccontano storie, nascondendole nei dettagli. Osservando le sue opere si apprezza sempre un’insolita svolta creativa: la mente è portata a notare elementi secondari, che l’occhio non coglie immediatamente. Sono illustrazioni che richiedono un momento di attenzione in più, perché lo sguardo non è tutto e c’è qualcosa che va al di là: la chiave è vedere ciò che gli altri non vedono, guardare dove gli altri non stanno guardando. Le sue opere sono apparse in molte riviste, copertine e pubblicazioni, tra cui The New Yorker, The New York Times, The Economist, Internazionale, Wallpaper*, Esquire e The Guardian, solo per citarne alcune.

In questa serie per il progetto “What’s in a lamp?” – che trasforma il feed Instagram @foscarinilamps in una galleria d’arte virtuale, uno spazio aperto ad esponenti noti ed emergenti nel mondo delle arti visive, ispirati dalle collezioni Foscarini – le nostre lampade più iconiche diventano personaggi all’interno dell’universo creativo di Noma. Attraverso un abile uso della tecnica del “negative space” le lampade sono protagoniste in sei immagini minimaliste che, ad osservarle da vicino, rivelano molteplici livelli di interpretazione, storie, sensazioni. Espressioni artistiche complesse, ma di una sorprendente semplicità, un tratto comune tra l’approccio dell’artista e quello di Foscarini: liberare l’essenziale per emozionare e catturare lo sguardo.

In questa intervista, Noma Bar ci racconta qualcosa in più della sua arte e della collaborazione con Foscarini.

Raccontaci l’inizio della tua carriera come artista. Come hai cominciato? Hai sempre saputo che era questo, quello che volevi fare?

Diventare un artista era il mio sogno d’infanzia. Ho disegnato fin da quando mi ricordi, da bambino stavo sempre a disegnare, fare lavoretti, sperimentare con l’arte e la manualità. Mi divertivo a ritrarre le persone intorno a me, i miei familiari, i vicini, gli amici… È sempre stato molto chiaro nella mia mente che questo era ciò che mi piaceva e volevo fare nella mia vita adulta.
Ho studiato Graphic Design e mi sono laureato alla Bezalel Academy of Arts and Design nel 2000. Subito dopo la laurea mi sono trasferito a Londra ed ho iniziato a inviare cartoline con le mie illustrazioni ad alcuni editori. In questo modo ho ottenuto poco dopo il mio primo incarico.

 

Come descrivi il tuo lavoro, che si colloca all’incrocio tra illustrazione e graphic design? Una volta hai definito la tua arte “brief illuminations” (“illuminazioni sintetizzate”), puoi dirci di più a riguardo?

Definirei il mio lavoro “Graphic Art” perché l’estetica è grafica, ma l’essenza è più vicina all’arte e all’illustrazione. I miei progetti personali invece li considero semplicemente “art” e quando mi viene chiesto di creare un’opera sulla base di una specifica storia o brief, allora preferisco il termine “illustrazione”.
“Brief illuminations” è il mio modo di distillare e semplificare questioni complesse con un semplice disegno.

 

In questo progetto le lampade Foscarini fanno parte di una serie che indaga il ruolo delle lampade nel trasformare uno “spazio” facendolo diventare la tua casa. Ci sono oggetti che ti fanno sentire a casa, ovunque tu sia?

Mio padre era un boscaiolo e durante la mia infanzia usava questa cartolina come lettera di accompagnamento. Mi è sempre piaciuta questa immagine e la dualità grafica del tronco d’albero e delle gambe del bambino.
Questa cartolina è sulla mia scrivania e mi fa sicuramente sentire a casa.

Parlando delle tue fonti di ispirazione, hai detto una volta “Guardo dove molte persone non guardano”. Come hai iniziato a vedere le cose da una prospettiva diversa?

Non penso che possa essere identificato un unico momento, è un’evoluzione che diventa un approccio alla vita, una costante ricerca per scoprire lo straordinario nell’ordinario.
Prendiamo la cucina come metafora: in tal caso si tratta di cercare di scoprire nuovi sapori usando l’alimentazione quotidiana che ci è familiare. Non saprei spiegare come succede.

 

Nelle tue opere ci sono concetti complessi, resi con una sorprendente semplicità. Foscarini ha un approccio simile al design del prodotto, mirando a liberare l’essenziale e arrivare dritto al cuore. Qual è il processo creativo per sviluppare le tue illustrazioni minimali?

Quando inizio a lavorare su un brief specifico, la prima sensazione che provo è come se dovessi entrare in un negozio di dolciumi per scegliere una sola caramella. Cerco di raccogliere le idee innanzitutto ad Highgate woods (proprio di fronte al mio studio), mi siedo in mezzo al bosco, leggo, faccio schizzi delle mie idee. Poi rientro in studio e disegno a computer le idee migliori.

 

Qual è il tuo soggetto preferito da disegnare?

Questa è una domanda facile: disegno continuamente le persone e i volti in cui mi imbatto.

 

Il tuo lavoro implica molta creatività. Come fai a mantenerla fresca?

Sono costantemente alla ricerca di creatività, di nuove idee. Cammino molto e trascorro, ogni giorno, diverse ore immerso nella natura, osservo come il bosco si trasforma quotidianamente e nel ciclo delle stagioni. Ogni giorno si assomiglia, ma ogni giorno è diverso e sono queste piccole differenze quelle in cui focalizzo la mia attenzione.

 

Cosa ti ha ispirato in questo progetto con Foscarini? Quali sono le illustrazioni che ti piacciono di più e perché?

Amo le silhouette belle e senza tempo, è stata una fortuna avere le meravigliose silhouette iconiche di Foscarini con cui lavorare. Il confronto con Foscarini è iniziato parlando di “casa tua”, che mi ha ispirato a trovare situazioni familiari, intime, quotidiane – dentro e fuori casa – in cui le lampade Foscarini si integravano magnificamente.

 

Qual è/sono l’illustrazione/le illustrazioni che ti piacciono di più in questa serie e perché?

Il cane Lumiere è probabilmente la mia preferita. Penso che sorprenda voi (così come sorprende me) rendersi conto che il corpo di “Lumiere” diventa il naso di un cagnolino, la base della lampada la sua bocca e la luce che produce il pelo del muso.

 

Cos’è per te la creatività?

Qualche volta mi è stato chiesto di illustrare la Creatività. L’immagine che preferisco per descriverla è questa che ho creato: un’oca con la testa infilata nella sabbia, che simboleggia l’ignorare, ma allo stesso tempo, la testa dell’oca spunta fuori e guarda – a significare l’importanza del non essere completamente fuori dal mondo. Succedono così tante cose, emergono continuamente nuove tendenze, ed io mi sento un po’ come questa oca: metto la testa nella sabbia per ignorare le rapide trasformazioni del gusto visivo, ma in realtà, la seconda testa dell’oca, mi ricorda di rimanere sintonizzato e tenere sempre fuori le antenne.

Segui il progetto “What’s in a lamp?” sul canale Instagram ufficiale @foscarinilamps
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  • Arte
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